venerdì 9 dicembre 2011

Commento alle letture della Domenica

11/12/2011 III DOMENICA DI AVVENTO (ANNO B) - GAUDETE
Colore liturgico: Viola o Rosaceo

Non si dice il Gloria.

Questa terza domenica d’Avvento è per tutti i cristiani “la domenica della gioia”. La Messa inizia con le parole dell’Apostolo Paolo all’antica comunità cristiana di Filippi: “Rallegratevi sempre nel Signore: ve lo ripeto, rallegratevi, il Signore è vicino” ( antifona d’inizio). La sorgente della nostra gioia ce la indica Paolo proprio in queste parole: “Il Signore è vicino, viene per noi”. Nella Parola di Dio di questa domenica tre sono i testimoni di questa notizia lieta: Isaia, Maria SS. E Giovanni il Battista.

Possiamo leggere le letture di questa domenica con l’ottica dell’annunzio paolino, in ogni situazione non perdere mai la speranza, gioire e ringraziare per i doni dello Spirito, che ci consacra per la missione (prima lettura) e ci rende testimoni umili, ma credibili, del Messia (Vangelo). E’ anche bello pensare che il profeta richiama i tempi lunghi, ma efficaci, della Parola di Dio. In questo contesto, anche il Magnificat che diventa Salmo Responsoriale, dilata il nostro cuore e il nostro spirito alla grandezza del Signore.

PRIMA LETTURA (Is 61,1-2.10-11)
Gioisco pienamente nel Signore.

Dal libro del profeta Isaìa

Lo spirito del Signore Dio è su di me,
perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione;
mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai miseri,
a fasciare le piaghe dei cuori spezzati,
a proclamare la libertà degli schiavi,
la scarcerazione dei prigionieri,
a promulgare l’anno di grazia del Signore.
Io gioisco pienamente nel Signore,
la mia anima esulta nel mio Dio,
perché mi ha rivestito delle vesti della salvezza,
mi ha avvolto con il mantello della giustizia,
come uno sposo si mette il diadema
e come una sposa si adorna di gioielli.
Poiché, come la terra produce i suoi germogli
e come un giardino fa germogliare i suoi semi,
così il Signore Dio farà germogliare la giustizia
e la lode davanti a tutte le genti.
Parola di Dio

Isaia con due brevi passi di un poema scritto alla fine dell’esilio. Nel primo il profeta si sente consacrato dal Signore, rivestito dallo Spirito, per portare ai poveri il lieto messaggio e dice le parole che si compiranno in Gesù: “Inizia il tempo della misericordia divina: Dio viene in aiuto dei poveri, conforta chi piange, dichiara liberi gli schiavi, fa uscire dal carcere i prigionieri”. Nel secondo brano il popolo di Dio si sente come la sposa di Dio, rivestita delle preziosi vesti della salvezza, e come un giardino in cui fa germogliare la giustizia. Parlando nella Sinagoga a Nazaret, Gesù annunzierà che questa profezia si è compiuta in Lui: con Lui inizia il tempo in cui Dio da ai poveri la Sua giustizia e la Sua pace. Al posto di un Salmo, la Chiesa c’invita a leggere il cantico di gioia che Maria SS. Rivolse a Dio nella casa di Elisabetta. Essa riprende le parole del profeta Isaia ed annuncia la realizzazione del suo messaggio. Maria, nel suo cantico di gioia che chiamiamo Magnificat, annuncia che la misericordia di Dio è infinita, ricolma di beni i poveri, gli “affamati di giustizia”.

SALMO RESPONSORIALE (Lc 1)
Rit: La mia anima esulta nel mio Dio.

L’anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.

Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente
e Santo è il suo nome;
di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono.

Ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia.

È un canto di lode il Magnificat, un inno rivolto alla grandezza e alla misericordia di Dio verso Maria, verso il popolo di Israele, verso tutti i popoli della terra, verso di noi.

SECONDA LETTURA (1Ts 5,16-24)
Spirito, anima e corpo si conservino irreprensibili per la venuta del Signore.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési

Fratelli, siate sempre lieti, pregate ininterrottamente, in ogni cosa rendete grazie: questa infatti è volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi.
Non spegnete lo Spirito, non disprezzate le profezie. Vagliate ogni cosa e tenete ciò che è buono. Astenetevi da ogni specie di male.
Il Dio della pace vi santifichi interamente, e tutta la vostra persona, spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo. Degno di fede è colui che vi chiama: egli farà tutto questo!
Parola di Dio

La seconda lettura è la parte finale della più antica lettera dell’Apostolo Paolo. Si rivolge alla giovane comunità cristiana di Tessalonica. Ad essa raccomanda la gioia ( “siate sempre lieti”) e la preghiera continua per poter crescere nel bene tra le tante difficoltà che incontriamo. I cristiani sono, infatti, figli del Dio della pace ed attendono con gioia la venuta del Signore Gesù.

VANGELO (Gv 1,6-8.19-28)
In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete.

+ Dal Vangelo secondo Giovanni

Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.
Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa».
Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo».
Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.
Parola del Signore

Nella prima pagina del Vangelo di Giovanni, la voce di Giovanni il Battezzatore ci indica il grande motivo della nostra gioia: in mezzo a noi, anche se non lo abbiamo ancora scoperto, c’è il Salvatore, Gesù, il Verbo di Dio: in mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a Lui io non son degno di slegare il laccio del sandalo.” Il messaggero, annunciato nel vangelo di domenica scorsa, è descritto in modo più dettagliato dall’evangelista Giovanni. Egli ci ricorda, infatti, i dialoghi che Giovanni Battista ebbe con sacerdoti e leviti, venuti da Gerusalemme per interrogarlo. Era forse il Messia? No, rispose Giovanni Battista: “ Io sono voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, come disse il profeta Isaia ” (Gv 1,23). Sant’Agostino commenta: “Giovanni Battista era una voce, ma in principio il Signore era il Verbo. Giovanni fu una voce per un certo tempo, ma Cristo, che in principio era il Verbo, è il Verbo per l’eternità” (Serm 293) “ Egli – dice l’evangelista Giovanni – venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui ”. Vi sentiamo un’eco del prologo: “Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo ” (Gv 1,9). Anche noi dobbiamo essere suoi testimoni (Gv 15,27) e ciò, prima di tutto, nella santità delle nostre vite perché “ mi ha rivestito delle vesti di salvezza, mi ha avvolto con il manto della giustizia ” (Is 61,10).