sabato 17 dicembre 2011

Commento alle letture della Domenica


18/11/2011 IV DOMENICA DI AVVENTO (ANNO B) Colore liturgico: Viola

Una volta il giorno dell’Annunciazione era il primo giorno dell’anno. Stava a significare che si cambiava totalmente. Noi ora, chiedendo viva grazia di cambiare noi stessi, ammettiamo i nostri peccati e chiediamo un aiuto per cambiare.

PRIMA LETTURA (2Sam 7,1-5.8-12.14.16)
Il regno di Davide sarà saldo per sempre davanti al Signore.

Dal secondo libro di Samuèle

Il re Davide, quando si fu stabilito nella sua casa, e il Signore gli ebbe dato riposo da tutti i suoi nemici all’intorno, disse al profeta Natan: «Vedi, io abito in una casa di cedro, mentre l’arca di Dio sta sotto i teli di una tenda». Natan rispose al re: «Va’, fa’ quanto hai in cuor tuo, perché il Signore è con te».
Ma quella stessa notte fu rivolta a Natan questa parola del Signore: «Va’ e di’ al mio servo Davide: “Così dice il Signore: Forse tu mi costruirai una casa, perché io vi abiti? Io ti ho preso dal pascolo, mentre seguivi il gregge, perché tu fossi capo del mio popolo Israele. Sono stato con te dovunque sei andato, ho distrutto tutti i tuoi nemici davanti a te e renderò il tuo nome grande come quello dei grandi che sono sulla terra. Fisserò un luogo per Israele, mio popolo, e ve lo pianterò perché vi abiti e non tremi più e i malfattori non lo opprimano come in passato e come dal giorno in cui avevo stabilito dei giudici sul mio popolo Israele. Ti darò riposo da tutti i tuoi nemici. Il Signore ti annuncia che farà a te una casa.
Quando i tuoi giorni saranno compiuti e tu dormirai con i tuoi padri, io susciterò un tuo discendente dopo di te, uscito dalle tue viscere, e renderò stabile il suo regno. Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio.
La tua casa e il tuo regno saranno saldi per sempre davanti a me, il tuo trono sarà reso stabile per sempre”».
Parola di Dio

Natan è un profeta ebraico operante al tempo del re Davide. Le sue opere sono raccontate nel secondo libro di Samuele, nel primo libro dei Re e nei libri delle Cronache.

Dopo la morte di Samuele, Natan ne assume il ruolo di profeta di corte e consigliere del re Davide.

Davide desidera costruire un Tempio per Jahvè e si consulta con il profeta Natan. Questi risponde a Davide che Dio stesso costruirà a Davide una casa (ovvero una discendenza).

Per capire il brano che adesso leggiamo vi dico che, in ebraico, si usa lo stesso termine per indicare casa e discendenza. Il re Davide vuole fare una casa a Dio, ma il profeta gli dice: sarà Dio che ti darà una casa ossia ti darà una discendenza, fino a Gesù.

Nei libri di Samuele ed in particolar modo nel secondo viene rimarcato, in modo notevole, come luogo di culto diventerà Gerusalemme. Questa sarà la capitale politica ed il luogo della presenza di Dio in mezzo al suo popolo. Nella persona di Davide verrà riconosciuto il centro ed il punto di riferimento “figurato” del popolo d’Israele. Lui sarà riconosciuto come il pastore di Dio. Come colui che sarà il re del suo popolo da cui nascerà il Salvatore come promesso da Dio che renderà stabile la sua casa, il suo regno ed il suo trono

SALMO RESPONSORIALE (Sal 88)
Rit: Canterò per sempre l’amore del Signore.

Canterò in eterno l’amore del Signore,
di generazione in generazione
farò conoscere con la mia bocca la tua fedeltà,
perché ho detto: «È un amore edificato per sempre;
nel cielo rendi stabile la tua fedeltà».

«Ho stretto un’alleanza con il mio eletto,
ho giurato a Davide, mio servo.
Stabilirò per sempre la tua discendenza,
di generazione in generazione edificherò il tuo trono».

«Egli mi invocherà: “Tu sei mio padre,
mio Dio e roccia della mia salvezza”.
Gli conserverò sempre il mio amore,
la mia alleanza gli sarà fedele».

Sono dei versi tratti dal lunghissimo salmo 88. Il poeta canta in questo salmo l’alleanza che Dio ha stretto con il Suo popolo nell’Amore e nella fedeltà. Questa alleanza fu rinnovata con il re Davide al quale Dio promise una discendenza perenne. Essa è sfociata in Gesù, figlio di Dio e di Maria, che ha realizzato un’alleanza nuova ed eterna fra Dio e gli uomini.


SECONDA LETTURA (Rm 16,25-27)

Il mistero avvolto nel silenzio per secoli, ora è manifestato.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani

Fratelli,
a colui che ha il potere di confermarvi
nel mio vangelo, che annuncia Gesù Cristo,
secondo la rivelazione del mistero,
avvolto nel silenzio per secoli eterni,
ma ora manifestato mediante le scritture dei Profeti,
per ordine dell’eterno Dio,
annunciato a tutte le genti
perché giungano all’obbedienza della fede,
a Dio, che solo è sapiente,
per mezzo di Gesù Cristo,
la gloria nei secoli. Amen.
Parola di Dio .

Nella lettera di san Paolo apostolo ai romani, egli fa capire l’importanza della Parola di Dio attraverso la Fede di Gesù Cristo e come si manifesta e si realizza nell’uomo la vita del Figlio di Dio. Infatti Egli è venuto al mondo per dare corpo alla promessa divina, fatta nell’Antico Testamento.

San Paolo scrive ai Romani e ai Greci che la paternità di Dio si è manifestata nella nascita di

Gesù. Il progetto di Dio è questo: non voltarci le spalle.

Sono le parole con cui si conclude la grande lettera dell’apostolo Paolo ai cristiani di Roma. Paolo esprime il suo stupore davanti al mistero dell’amore misericordioso di Dio che salva gli uomini in Gesù Cristo. Questo mistero ( = realtà ricchissima, verità che salva) “avvolto nel silenzio per secoli” è ora “manifestato”, “annunziato a tutte le genti”. L’Avvento è il tempo adatto per rinnovare il nostro stupore davanti all’amore misericordioso di Dio che ci salva in Gesù.

VANGELO (Lc 1,26-38)
Ecco concepirai un figlio e lo darai alla luce.

+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.
Parola del Signore

Il Vangelo secondo san Luca si ricollega alla 1^ lettura dove si ha il compimento della promessa fatta da Dio a Davide, con l’annunciazione dell’angelo Gabriele a Maria dove darà alla luce un figlio a cui porrà il nome Gesù. Maria è la creatura che Dio ha scelto per entrare nel mondo. L’angelo Gabriele la trova nella sua casa, all’apparenza non ha niente di diverso dalle altre ragazze, ma in realtà Lei è la piena di grazia, colei che darà alla luce il Figlio di Dio e che instaurerà il regno eterno promesso a Davide. Maria non mostra incertezze ma chiede come possa accadere e l’angelo la rassicura perché è lo Spirito di Dio che agirà in Lei e che la farà diventare madre.


Dopo la testimonianza di Giovanni Battista, ecco la testimonianza di Maria, madre di Dio, che ha serbato preziosamente in cuor suo le grandi cose che il Signore aveva fatto per lei. Maria rappresenta la Chiesa che accoglie il suo Salvatore. Il concepimento verginale di Cristo, così chiaramente esposto nel vangelo di oggi (Lc 1,34-35), non è un fatto isolato, una grazia a sé. Ma non ci è presentato nemmeno come il modo più adatto per la nascita del Messia. Ci è dato come sicurezza che il figlio, nato da Maria, “ sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio ”, perché “lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo ”. La nascita di Gesù dalla Vergine Maria non è una verità aggiunta alla verità dell’Incarnazione; è parte integrante di questo stesso mistero. E la divina condiscendenza, per mezzo della quale viene richiesto il consenso di Maria, perché possa realizzarsi il progetto divino, è ciò che san Paolo chiama la “ rivelazione del mistero taciuto per secoli eterni, ma rivelato ora… a tutte le genti perché obbediscano alla fede ” (Rm 16,25-26).

Talvolta per noi, legati alla fugacità del tempo, pare che le profezie e con esse le promesse divine, quasi si perdano e svaniscano nel buio, come fossero dimenticate e inghiottite dagli eventi degli uomini. Altre volte, per i limiti insuperabili della intelligenza umana, perfino l’avverarsi delle stesse promesse, per il mistero che le avvolge, sembra che procurino più turbamenti che gioia. È il caso della promessa della Genesi: sulla “Donna” che dovrà sconfiggere il demonio con la sua prodigiosa maternità, cala un silenzio che dura secoli. Soltanto Isaia molto dopo, esplicita quanto predetto: “il Signore stesso vi darà un segno. “Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele”. Il Vangelo di oggi dell’avverarsi di tutto questo ci parla: “Maria, (è Lei la donna delle profezie) essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme, si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto”. L’opera mirabile dello Spirito Santo rischia di diventare motivo di accusa per Maria, l’Ancella del Signore, l’Immacolata prescelta da Dio. L’intervento divino e la bontà di Giuseppe, “uomo giusto”, evitano alla Vergine una sicura lapidazione: “il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo”. Questa è la notizia definitiva e certa che Matteo vuole darci e che emerge finalmente in tutta la sua pienezza. Le profezie si avverano, la fedeltà divina diventa motivo di lode e di gioia grande. Un canto angelico già si ode e coinvolge Cielo e terra: “Gloria a Dio nell’alto dei cieli: e pace in terra agli uomini di buona volontà”. La Vergine intonerà poi il suo Magnificat in un incontro speciale con Elisabetta, quando la parente, illuminata dallo Spirito, la chiamerà “Madre del mio Signore”. Così la chiamiamo e invochiamo anche noi oggi nella consapevolezza che in Lei si sta compiendo il prodigio dell’incarnazione del Verbo, si sta celebrando, possiamo ben dirlo, la prima eucaristia: il Bambino sta assumendo la sua stessa carne immacolata e sta per nascere nel tempo.