giovedì 1 dicembre 2011

Commento alle letture della Domenica

4/12/2011 II DOMENICA D’AVVENTO (ANNO B) Colore liturgico: Viola
Non si dice il Gloria.

La liturgia di questa II domenica di Avvento è piena di verbi che incitano all’azione: preparate, spianate, raddrizzate… fate di tutto, arriva a dire l’apostolo Pietro. L’urgenza di questa azione la percepiamo dentro e fuori di noi, ma dove trovare la forza, la determinazione necessaria? Troppo spesso dimentichiamo che con il dono del Battesimo abbiamo ricevuto la vita nuova. La nostra conversione, dunque, non è frutto di chissà quale nostro sforzo o impegno o sacrificio, ma è – prima di tutto – dono gratuito di Dio, incontro con la Sua misericordia. Non neghiamoci questa opportunità..

Sono tre i personaggi principali che, nel tempo di Avvento, ci preparano all’incontro con Cristo: il profeta Isaia, Giovanni Battista e Maria. Ciascuno dei tre ha un rapporto missionario tutto particolare con il Salvatore che viene: Isaia lo preannuncia, Giovanni lo addita già presente, Maria lo offre. L’’attesa di un Messia era grande, anche se per molti era confusa e mescolata a speranze umane.

Anche oggi la speranza è un valore in crisi di contenuti, perché molti non sanno bene ciò di cui hanno maggior bisogno per la propria crescita integrale. La speranza cristiana è un dinamismo di apertura e di incontro con una Persona, che è il Salvatore di tutti, con un nome e un volto ben definiti: si chiama Gesù Cristo. Egli è il centro dell’annuncio missionario della Chiesa. Di Lui intende parlare l’evangelista Marco fin dall’«Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio» (Mc 1,1). Ecco il messaggio dell’Avvento: Dio viene per me. vuole aprire il cuore del popolo alla speranza in un futuro di libertà. Ecco il tempo del ritorno in patria, come ci dice Isaia, perché la schiavitù di Babilonia è finita e la tribolazione è compiuta e Dio si occuperà del suo gregge come il il più attento dei pastori. Anche il Salmo ci ricorda come il tempo della tribolazione sia prossimo alla fine. Il tempo della venuta di Cristo è incerto, dice San Pietro nella seconda lettura, ma noi dobbiamo essere pronti ad accoglierlo qui e ora. Oggi è il giorno della salvezza per me, oggi devo mantenere una vita coerente alla fede che professo, oggi devo riscattarmi dai miei peccati. Anche il Vangelo di Marco ci sprona a cambiare vita, a convertire il nostro cuore. Solo se accolgo l’invito di Giovanni Battista posso vivere l’avvento come un tempo di preparazione alla venuta di Gesù e a Natale farmi trovare pronto ad accoglierlo nella mia vita.

PRIMA LETTURA (Is 40,1-5.9-11)
Preparate la via al Signore.

Dal libro del profeta Isaìa

«Consolate, consolate il mio popolo – dice il vostro Dio –.
Parlate al cuore di Gerusalemme e gridatele che la sua tribolazione è compiuta, la sua colpa è scontata, perché ha ricevuto dalla mano del Signore il doppio per tutti i suoi peccati».
Una voce grida: «Nel deserto preparate la via al Signore, spianate nella steppa la strada per il nostro Dio. Ogni valle sia innalzata, ogni monte e ogni colle siano abbassati; il terreno accidentato si trasformi in piano e quello scosceso in vallata. Allora si rivelerà la gloria del Signore e tutti gli uomini insieme la vedranno, perché la bocca del Signore ha parlato».
Sali su un alto monte, tu che annunci liete notizie a Sion!
Alza la tua voce con forza, tu che annunci liete notizie a Gerusalemme.
Alza la voce, non temere; annuncia alle città di Giuda: «Ecco il vostro Dio!
Ecco, il Signore Dio viene con potenza, il suo braccio esercita il dominio.
Ecco, egli ha con sé il premio e la sua ricompensa lo precede.
Come un pastore egli fa pascolare il gregge e con il suo braccio lo raduna; porta gli agnellini sul petto e conduce dolcemente le pecore madri».
Parola di Dio

I profeti erano uomini giusti e santi, che Dio sceglieva per ricordare al popolo il suo patto d’alleanza, la sua promessa di salvezza. Essi prendevano le difese dei deboli e dei poveri contro la prepotenza dei ricchi e dei potenti. Predicavano la conversione ed invitavano il popolo ad aver fiducia in Dio.

Isaia visse a Gerusalemme dal 750 al 700 prima della nascita di Cristo e preannunziò la nascita del Salvatore “Ecco la Vergine concepirà e darà alla luce un figlio che chiamerà Emmanuele” (Isaia 7,14). Nei momenti di difficoltà e di sfiducia il profeta ridestava la speranza nel cuore del popolo invitandolo ad aver fiducia nelle promesse di salvezza di Dio. Isaia è anche il profeta della santità e della fedeltà al Signore.

Il profeta Isaia, o secondo-Isaia, vuole aprire il cuore del popolo alla speranza in un futuro di libertà e ritorno in patria, perché la schiavitù di Babilonia è finita, la tribolazione è compiuta (v. 2). La consolazione che il profeta annuncia con insistenza (v. 1) non è fatta solo di parole, ma di indicazioni a preparare nel deserto una nuova strada al Signore (v. 3-4). La consolazione che il profeta annuncia con insistenza (v. 1) non è fatta solo di parole, ma di indicazioni a preparare nel deserto una nuova strada al Signore (v. 3-4). Anzi, Dio stesso si fa pastore che raduna il gregge e lo conduce con amore (v. 11). È un messaggio di “liete notizie” da gridare ad alta voce (v. 9). Anzi, Dio stesso si fa pastore che raduna il gregge e lo conduce con amore (v. 11).

L' esilio di babilonese ha termine per volontà di Dio, che fa rivivere al suo popolo un nuovo esodo, facendogli percorrere i mille chilometri, che separa Babilonia da Gerusalemme, non attraverso la via normalmente percorsa dalle carovane, ma una via nuova diritta. L'Avvento vuol significare questa via che la Chiesa ci offre, ad ogni inizio di anno liturgico, per ricordarci che Dio si fa uomo, assumendo la nostra natura umana per salvarci. Si "il nostro Dio viene a" noi per essere l' Emmanuele, per essere colui che fa con noi la strada che ci ricongiunge al Padre.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 84)
Rit: Mostraci, Signore, la tua misericordia e donaci la tua salvezza.

Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore:
egli annuncia la pace
per il suo popolo, per i suoi fedeli.
Sì, la sua salvezza è vicina a chi lo teme,
perché la sua gloria abiti la nostra terra.

Amore e verità s’incontreranno,
giustizia e pace si baceranno.
Verità germoglierà dalla terra
e giustizia si affaccerà dal cielo.

Certo, il Signore donerà il suo bene
e la nostra terra darà il suo frutto;
giustizia camminerà davanti a lui:
i suoi passi tracceranno il cammino.

Il salmo probabilmente fu composto subito dopo che la liberazione dall’esilio ricondusse in patria i “deportati di Giacobbe”. Di qui l’alternarsi di sentimenti di giubilo riconoscente e di preoccupazioni angosciose. Davanti alle incertezze per il futuro, sul quale viene invocata la misericordia del Signore, il salmista si mette in atteggiamento di ascolto. E il Signore gli fa udire l’oracolo desiderato: annunci di pace e di salvezza, promesse di verità e di giustizia, in un connubio di bontà e fedeltà tra cielo e terra, finalmente riconciliati nel Cristo. L’uso liturgico e il commento patristico di questo salmo non lasciano incertezze sulla sua interpretazione messianica, incentrata nel mistero dell’incarnazione del Verbo, quando dal cielo le nubi pioveranno il Giusto e della terra fertile del grembo verginale di Maria germoglierà il Principe della pace, venuto e “rendere testimonianza alla verità”

Il nostro Dio è un Dio che perdona e non un Dio che punisce. La Chiesa raccolta in preghiera, nell'attesa della venuta del Messia, chiede a Dio una parola di consolazione che ristabilisca la pace e ogni benedizione.


SECONDA LETTURA (2Pt 3,8-14)
Aspettiamo nuovi cieli e una terra nuova.

Dalla seconda lettera di san Pietro apostolo

Una cosa non dovete perdere di vista, carissimi: davanti al Signore un solo giorno è come mille anni e mille anni come un solo giorno. Il Signore non ritarda nel compiere la sua promessa, anche se alcuni parlano di lentezza. Egli invece è magnanimo con voi, perché non vuole che alcuno si perda, ma che tutti abbiano modo di pentirsi.
Il giorno del Signore verrà come un ladro; allora i cieli spariranno in un grande boato, gli elementi, consumati dal calore, si dissolveranno e la terra, con tutte le sue opere, sarà distrutta.
Dato che tutte queste cose dovranno finire in questo modo, quale deve essere la vostra vita nella santità della condotta e nelle preghiere, mentre aspettate e affrettate la venuta del giorno di Dio, nel quale i cieli in fiamme si dissolveranno e gli elementi incendiati fonderanno! Noi infatti, secondo la sua promessa, aspettiamo nuovi cieli e una terra nuova, nei quali abita la giustizia.
Perciò, carissimi, nell’attesa di questi eventi, fate di tutto perché Dio vi trovi in pace, senza colpa e senza macchia.
Parola di Dio

La seconda lettera che porta il nome dell'apostolo Pietro è un’omelia a carattere prevalentemente morale che, sotto forma di testamento, ha lo scopo di esortare i credenti ad essere costanti nella pratica degli impegni connessi con la loro fede, allo scopo di accedere al regno eterno.

Si ritiene oggi che lo scritto non sia opera di Pietro, ma di un autore che scrisse a nome dell’apostolo verso la fine del I secolo. Dopo un prescritto di carattere epistolare (1,1-2), l'autore sviluppa il suo tema in tre sezioni: 1) Chiamata alla fedeltà (1,3-20); 2) Contro i falsi dottori (2,1-22); 3) Il giorno del Signore (3,1-18); lo scritto termina con una breve dossologia (3,18b).

Il testo liturgico è ricavato dalla terza di queste parti, “il giorno del Signore”. L’autore di questo brano adotta senza riserva le antiche idee apocalittiche circa la fine del mondo.

Nei primi decenni del cristianesimo era molto forte l’idea che la fine del mondo sarebbe stata imminente. Di fronte alla delusione provocata dal «ritardo della parusia», l’autore intende tener viva nel cuore dei credenti la tensione escatologica. La parusia ci sarà: e comporterà da una parte la distruzione di tutto quanto c'è adesso di difettoso e di malvagio, dall'altra un potenziamento all'infinito di tutto quello che è bene. Per spiegare il significato dell’attesa, l’autore fa appello al concetto della pazienza di Dio: la lentezza con cui Dio manda avanti la storia della salvezza è solo apparente ed è dovuta alla complessità della sua opera salvifica e soprattutto alla sua intenzione di salvare tutti. Davanti a questa prospettiva, il cristiano, se vorrà essere coerente, dovrà tenere una condotta santa, in un atteggiamento di attesa intensa e continua. Così contribuirà anche allo sviluppo di tutto il piano di salvezza.

Non dobbiamo "perdere di vista" che il Signore ritornerà, come ha promesso, anche se sono passati più di duemila anni dalla sua prima venuta, e ci sprona a diffondere nel mondo, con la nostra vita, le condizioni della sua venuta: " nuovi cieli e una terra nuova, nelle quali avrà stabile dimora la giustizia". Noi durante questa attesa dobbiamo preparargli la via attraverso la testimonianza quotidiana nella nostra vita cioè, raddrizzando i suoi sentieri per affrettare la sua venuta.

VANGELO (Mc 1,1-8)
Raddrizzate le vie del Signore.

+ Dal Vangelo secondo Marco

Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio.
Come sta scritto nel profeta Isaìa: «Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero: egli preparerà la tua via.
Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri», vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati.
Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati.
Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».
Parola del Signore

In confronto all’introduzione discreta nel tempo dell’Avvento avvenuta domenica scorsa, l’annuncio di oggi è spettacolare: “Ecco, io mando il mio messaggero davanti a te... Voce di uno che grida nel deserto: preparate la strada del Signore, raddrizzate i suoi sentieri”.

Giovanni Battista fa il suo ingresso spettacolare nel mondo, vestito di peli di cammello. Le sue parole bruciano l’aria, le sue azioni frustano il vento. Predica “un battesimo di conversione per il perdono dei peccati” ed immerge i suoi discepoli nelle acque del Giordano. Il suo messaggio, pur legato a un momento della storia, è eterno. Si rivolge anche a noi. Anche noi dobbiamo preparare la strada del Signore, poiché un sentiero si spinge fino ai nostri cuori. Sfortunatamente, troppo spesso, durante l’Avvento, molte distrazioni ci ostacolano nell’accogliere, spiritualmente, il messaggio del Vangelo. Non dovremmo, invece, cercare di dedicare un po’ di tempo alla meditazione di quanto dice san Pietro: “Noi aspettiamo nuovi cieli e una terra nuova, nei quali avrà stabile dimora la giustizia” (2Pt 3,13)?

Il cristiano deve essere uno che somiglia a Giovanni Battista, nel senso che deve indicare al mondo Cristo Gesù e poi deve scomparire, senza aspettarsi applausi e complimenti per non distrarre l'attenzione dal Cristo.

La seconda sentinella dell’avvento è Giovanni Battista, egli è il segno dell’attesa cui tutti dobbiamo guardare, cerchiamo di osservarlo e di coglierne le indicazioni del suo stile di vita essenziale, umile e penitente: Infatti l’attesa di Gesù nelle nostre anime, nella nostra vita, nella nostra casa va preparata con una conversione del cuore.

" Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio".

Così inizia il Evangelo di Marco che, ponendo Cristo come centro del suo racconto, lo proclama buona notizia e ci invita a verificare i motivi del nostro essere cristiani, della nostra fede. Secondo Marco, motivo della fede quindi è Cristo Signore con la sua vita e con la "buona notizia": Dio ci ama indipendentemente dal nostro amore per Lui. Non abbiamo alternativa. Dobbiamo avvicinarci a Cristo con umiltà di coscienza altrimenti non incontreremo mai né lui né Dio. Dove cercarlo e come allontanarci dalle cause del nostro malessere nella società, nella politica, nelle strutture ed in tutto ciò che ci circonda e spesso ci appesantisce? Dobbiamo fare come Giovanni Battista, andare nel deserto, farci. battezzare ed ascoltare le sue parole. Nel deserto, nel silenzio, lontano dal frastuono di questo mondo, ascolteremo la Parola - deserto in ebraico si dice Midbar che significa luogo della parola - e daremo inizio, nel nostro intimo, al cambiamento per opera dello Spirito che in noi sonnecchia dal tempo del battesimo.

Ora, dopo secoli di attesa, ha inizio la buona novella, proclamata dai profeti e che l'Israele di Dio attendeva ed attende. Noi pensiamo che questa attesa sia già compiuta ed oggi ne celebriamo, nel consumismo, il ricordo, ma non è così. Gesù, la buona novella, è si venuto nel tempo della storia, ma non è stato riconosciuto ed accettato, o accettato solo in ciò che ci fa comodo. È per questo che la Chiesa, ad ogni inizio di anno liturgico, propone ai suoi figli di meditare questo evento: spianare la strada, convertirci, perché la meta da raggiungere sia centrata.

Gesù, il Cristo, è la nostra meta e non possiamo non centrarla. Non è il potere e la ricchezza, l'apparire o il compiacere, ma la debolezza, la povertà e la verità, non quella degli uomini del relativismo, ma la verità che è Cristo, il Figlio di Dio, la Parola di Dio. Con Gesù ci viene data la salvezza, la meta da raggiungere. Spetta a noi ora attraversare il deserto per raggiungerlo, compiendo, come Israele, il nostro esodo. Stiamo vivendo un tempo di Grazia in cui, ancora una volta, ci è data la possibilità di meditare, pregare e metterci in ascolto, ma poi tocca a noi avere il coraggio della “scelta”, avere la forza dell’ ”impegno” cioè convertirci e seguire coerentemente Cristo Gesù, sulla via che conduce alla Gerusalemme celeste.