venerdì 21 ottobre 2011

Commento alle letture di Domenica 23/10/2011

23/10/2011 XXX DOMENICA DEL T. O. (ANNO A) Colore liturgico: Verde


Le tre letture di questa domenica sono legate dal concetto dell'Amore. Questo concetto viene ripreso con una formulazione negativa o positiva, a secondo delle necessità e delle circostanze della vita, nella prima lettura; il Salmo ci presenta l’Amore di Dio descrivendo come, per ogni uomo che si trova a fare i conti con situazioni negative, il Signore, assume il ruolo di difesa; la seconda lettura afferma che la forza dell’Amore può cambiare tutta la vita degli uomini, perché è una potenza travolgente ed il Vangelo il vangelo ci offre l'insegnamento di Gesù sul più importante dei comandamenti: "amare Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima, con tutto il proprio essere". Gesù aggiunge che il secondo comandamento è simile: "amare il prossimo come se stesso" In realtà, il Signore conferma ciò che già aveva espresso l'Antico Testamento.


PRIMA LETTURA (Es 22,20-26)
Se maltratterete la vedova e l’orfano, la mia ira si accenderà contro di voi.

Dal libro dell’Èsodo

Così dice il Signore: «Non molesterai il forestiero né lo opprimerai, perché voi siete stati forestieri in terra d’Egitto.
Non maltratterai la vedova o l’orfano. Se tu lo maltratti, quando invocherà da me l’aiuto, io darò ascolto al suo grido, la mia ira si accenderà e vi farò morire di spada: le vostre mogli saranno vedove e i vostri figli orfani.
Se tu presti denaro a qualcuno del mio popolo, all’indigente che sta con te, non ti comporterai con lui da usuraio: voi non dovete imporgli alcun interesse.
Se prendi in pegno il mantello del tuo prossimo, glielo renderai prima del tramonto del sole, perché è la sua sola coperta, è il mantello per la sua pelle; come potrebbe coprirsi dormendo? Altrimenti, quando griderà verso di me, io l’ascolterò, perché io sono pietoso».
Parola di Dio


Il passo della prima lettura fa parte del "codice dell'alleanza" (Es 20,22-23,33), così detto da quanto si legge in 24,7: in occasione della stipulazione, Mosè "prese il libro dell'alleanza e lo lesse al popolo". Si tratta di una raccolta di leggi varie, religiose e civili, che sono estensione e applicazione del decalogo, che immediatamente precede (Es 20,1-17).
In questa sezione si prescrive il comportamento da tenere di fronte a persone di categorie svantaggiate ed è evidenziato come concretizzare l'amore verso il prossimo: chi ama ha attenzione verso lo straniero, l'orfano, la vedova, il forestiero, cioè verso quelle categorie di persone che, nell'Antico Testamento, rappresentano coloro che non hanno alcuna protezione. Ma non solo, analoga attenzione deve essere anche rivolta a chi è in difficoltà, soprattutto economiche. Infatti viene bandita l'usura ed il pizzo e viene sottolineato il rispetto che è dovuto per chi lascia in pegno il proprio mantello (sinonimo della vita nella tradizione ebraica). Tutte queste sono le situazioni di debolezza che possono tentare, chi vive nelle condizioni di "sicurezza", di approfittarne per opprimere, sfruttare e maltrattare. Nessuno che si trovi nel bisogno o nella normale condizione esistenziale deve essere escluso dall'Amore vero, anche perché Dio stesso si è messo dalla loro parte. Infatti, il Signore si definisce "pietoso" perché manifesta attenzione e profonda tenerezza verso tutti gli uomini e chiede che chi vuole essere suo figlio imiti il Suo stile d'Amore. Egli ascolta il grido degli ultimi e farà giustizia, anche Israele era oppresso in Egitto e Dio ha ascoltato la sue preghiera ed è intervenuto liberandolo. L'amore quindi si trasforma in accoglienza, solidarietà e giustizia. Amare significa anche porre un limite ad atteggiamenti e comportamenti sbagliati: "non maltratterai...". Questi precetti sono quanto mai importanti a cominciare dalle relazioni di famiglia e la loro inosservanza sono, ancora oggi, alla base di molti problemi nella coppia e nell’intera società


SALMO RESPONSORIALE (Sal 17)

Rit: Ti amo, Signore, mia forza.

Ti amo, Signore, mia forza,
Signore, mia roccia,
mia fortezza, mio liberatore.

Mio Dio, mia rupe, in cui mi rifugio;
mio scudo, mia potente salvezza e mio baluardo.
Invoco il Signore, degno di lode,
e sarò salvato dai miei nemici.

Viva il Signore e benedetta la mia roccia,
sia esaltato il Dio della mia salvezza.
Egli concede al suo re grandi vittorie,
si mostra fedele al suo consacrato.


Il salmo nasce probabilmente in un ambiente segnato dalla paura dell'attacco dei nemici. Una città situata sulla roccia, circondata da alte e possenti mura, si considera facilmente al riparo da brutte sorprese.
Per ogni uomo che si trova a fare i conti con situazioni negative, il Signore, assume il ruolo di difesa. Dio diventa baluardo contro ciò che impoverisce l'uomo e lo rende fragile e a rischio.
Chi ha sperimentato la protezione del Signore sa che può invocarlo e non rimane deluso; il Signore è fedele e si prende cura di chi ha fiducia in lui e segue le sue leggi.


SECONDA LETTURA (1Ts 1,5-10)
Vi siete convertiti dagli idoli, per servire Dio e attendere il suo Figlio.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési

Fratelli, ben sapete come ci siamo comportati in mezzo a voi per il vostro bene.
E voi avete seguito il nostro esempio e quello del Signore, avendo accolto la Parola in mezzo a grandi prove, con la gioia dello Spirito Santo, così da diventare modello per tutti i credenti della Macedònia e dell’Acàia.
Infatti per mezzo vostro la parola del Signore risuona non soltanto in Macedonia e in Acaia, ma la vostra fede in Dio si è diffusa dappertutto, tanto che non abbiamo bisogno di parlarne.
Sono essi infatti a raccontare come noi siamo venuti in mezzo a voi e come vi siete convertiti dagli idoli a Dio, per servire il Dio vivo e vero e attendere dai cieli il suo Figlio, che egli ha risuscitato dai morti, Gesù, il quale ci libera dall’ira che viene.
Parola di Dio


Prosegue la lettura della Lettera ai Tessalonicesi. Qui, Paolo loda la fede di quella Chiesa nascente, e dimostra che la crescita spirituale si deve, in primo luogo, alla potenza dello Spirito Santo. I Tessalonicesi sono tornati a Dio per servirlo, e vivono in attesa della venuta di Cristo, che Dio ha resuscitato dai morti.
San Paolo ci ricorda che questo amore deve essere reso visibile attraverso la testimonianza della nostra vita, perché solo chi pone Dio al centro della sua vita può abbandonare la via del male e dell'idolatria. Paolo elogia la comunità di Salonicco, perché il loro esempio costituisce un formidabile veicolo alla diffusione della fede in Gesù. L'esempio vivo di una comunità credente vale più di molte parole. San Paolo ci invita non solo ad amare, ma ad essere anche esempi concreti negli ambienti in cui viviamo questo Amore.


VANGELO (Mt 22,34-40)
Amerai il Signore tuo Dio, e il tuo prossimo come te stesso.

+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?».
Gli rispose: «“Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».
Parola del Signore


Il vangelo ci offre l'insegnamento di Gesù sul più importante dei comandamenti: "amare Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima, con tutto il proprio essere". Gesù aggiunge che il secondo comandamento è simile: "amare il prossimo come se stesso" In realtà, il Signore conferma ciò che già aveva espresso l'Antico Testamento.
Nel Vangelo di Matteo ritroviamo ancora Gesù alle prese con i farisei, che vivevano nella tentazione di ridurre la morale a una serie di norme esteriori preoccupandosi solo dell'apparenza.
Un’altra trappola, oltre a quella di domenica scorsa sul tributo al Cesare. All’origine della risposta di Gesù non c’è la domanda trasparente di un bambino del catechismo, ma una nuova trappola farisaica, che affonda le radici nel labirinto dei 613 precetti estratti dalla Bibbia (tra grandi e piccoli, 365 negativi e 248 positivi), sulla cui gerarchia cavillavano i dottori della legge.
La risposta di Gesù è semplice ed efficace, Egli e cita due versetti della Torah che racchiudono l'esperienza di Israele, ricordandoci che solo amando Dio con tutto noi stessi saremo in grado d'amare veramente il prossimo, perché lo ameremo con lo stesso amore di Dio. Tutto il cuore, l'anima, la mente sono attratti dall'amore eterno di Dio, e ci dice anche che dei due comandi, antichi e noti, il secondo è simile al primo. Per Gesù sono comandamenti complementari; sono come due rami di una stessa pianta, che hanno una radice comune e un’identica linfa: l’Amore. Lo spiega bene S. Agostino: “L’amore di Dio è il primo che viene comandato, l’amore del prossimo è il primo però che si deve praticare: amando il prossimo, rendi puro il tuo occhio per poter vedere Dio”.
Il prossimo allora diventa simile a Dio, e ha corpo, voce, cuore «simili» a Dio. Dio non ruba tutto lo spazio del nostro cuore per Lui, ma lo amplifica e ci rende capaci di amare il marito, la moglie, i figli, gli amici, il prossimo... di un amore pieno.